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Viaggio in Israele, un’esperienza identitaria che costruisce la classe

Il tradizionale viaggio in Israele per gli studenti delle seconde superiori si è svolto a dicembre dopo due anni di sospensione. Un ricco programma di visite per conoscere il paese, con attività per consolidare il gruppo-classe e forti momenti identitari. La Fondazione Scuola è orgogliosa di avere contribuito a sostenere un’esperienza formativa che rimarrà fra i ricordi più belli dei ragazzi.

Un programma di 14 giorni piuttosto intenso, che ha portato 27 ragazzi delle seconde liceo (più una studentessa di Bologna) a scoprire Israele attraverso i suoi luoghi iconici, ma anche attraverso alcune delle sue realtà più inusuali e lontane dai circuiti turistici, in un’esperienza che ha consolidato i legami e il senso di appartenenza al gruppo-classe.

«Gli obiettivi del viaggio erano proprio questi: da un lato, mostrare ai ragazzi un Israele diverso da quello che vedono di solito quando vanno in vacanza con la famiglia e, dall’altro, sviluppare la socializzazione per rendere il gruppo più unito e coeso» conferma Daniele Cohenca, coordinatore del Dirigente per la scuola media che da nove anni organizza il viaggio nei minimi dettagli, non senza difficoltà e con poco tempo a disposizione, e che ha accompagnato i ragazzi con l’entusiasmo di sempre.

«L’esperienza è stata molto positiva per tutti, grazie anche al nuovo operatore di cui ci siamo serviti quest’anno, Havaià Israelit dell’Agenzia Ebraica, che si è dimostrato molto efficiente e che ha saputo organizzare attività alternative al programma nei giorni di pioggia che ci hanno colto nel sud di Israele».

Le attività a valore aggiunto
Ad accompagnare i ragazzi, oltre a Daniele Cohenca, c’erano i docenti Loris Camaleonti e Sara Toniolo, la guida italo-israeliana Na’ama Campagnano e un madrich di Havaià Israelit che parlava italiano. Il viaggio è cominciato da Gerusalemme, per poi toccare Masada, il Mar Morto ed Ein Gedi, la Galilea e il Golan, Tel Aviv e Yaffo, Mitzpe Ramon e il Negev, sempre cercando di proporre ai ragazzi attività a valore aggiunto.

«Una di queste è stata la giornata di volontariato da Pantry Packers, non profit di Gerusalemme che si occupa di distribuire cibo alle famiglie bisognose», racconta Cohenca. «I nostri ragazzi hanno avuto il compito di preparare le confezioni di legumi: dovevano pesarli, impacchettarli e impilarli sui pallet: nessuno si è tirato indietro, erano tutti molto coinvolti, tanto che la responsabile si è complimentata per il loro ottimo lavoro».

Che sia stata un’attività coinvolgente lo conferma anche David Ortona, uno degli studenti del gruppo: «Mi è piaciuta molto: ognuno di noi aveva un compito da svolgere, e se era in difficoltà gli altri lo aiutavano. Eravamo tutti insieme a fare qualcosa di utile e concreto, e credo sia stata una delle attività che ci ha legato di più».

Fra i momenti a valore aggiunto per i ragazzi, anche l’occasione di fare amicizia con coetanei israeliani, un’altra attività che David ha apprezzato molto: «Abbiamo visitato un centro del Keren Hayesod dove vivevano ragazzi israeliani con cui abbiamo fatto una partita a calcio e poi una festa con merenda e giochi: è stato bello perché abbiamo potuto mescolarci, parlare con loro e conoscerli».

Il legame con Israele e l’appartenenza al gruppo
«Un viaggio così consolida molto il legame con Israele» commenta Josphine Hassan, anche lei parte del gruppo degli studenti. «Ho visto posti dove non ero mai stata, mi è piaciuta molto la giornata a Masada e al Mar Morto, ho trovato molto interessante Yad Vashem, ma in particolare mi ha colpito il venerdì sera che abbiamo trascorso al Muro del Pianto: c’era tantissima gente, abbiamo cantato e ballato in un’atmosfera molto particolare».

Tutte esperienze che hanno costruito una dinamica sociale diversa da quella scolastica di tutti i giorni: «Ho fatto amicizia con compagni con cui magari a scuola non parlo mai» dice Josephine. «Questo viaggio ci ha legato molto fra noi, e credo che al rientro lo sentiremo». Il consolidamento del senso di appartenenza al gruppo si perseguiva anche nell’attività serale con il circle time: «La sera ci riunivamo seduti in cerchio insieme agli insegnanti per parlare della giornata trascorsa e condividere commenti e impressioni» racconta David Ortona. «Uno di noi a turno faceva ascoltare a tutti una canzone e poi parlavamo un po’ di tutto, creando una bella atmosfera. Durante il viaggio per me è stato bello anche scoprire i professori come persone e non solo come insegnanti, e parlare con loro in modo diverso da come succede a scuola».

Un feedback molto positivo
Fra musei, riserve naturali, pedalate in mountain bike nel deserto e incontri con i beduini il tempo è volato. «Per noi insegnanti il viaggio è stato impegnativo» commenta Daniele Cohenca. «Avere la responsabilità di 28 quindicenni lontani 4mila chilometri da casa non è poca cosa. Sono tutti ragazzi con la testa sulle spalle, ma ci sono sempre i comportamenti vivaci, e i richiami all’ordine non sono mancati».

«Per loro è comunque un’esperienza unica», prosegue Cohenca, «perché come classe non ne faranno un’altra così. Il feedback che ne abbiamo avuto è molto positivo, la maggior parte ci ha detto di avere conosciuto un Israele che non pensava esistesse. E questo grazie anche alla Fondazione Scuola, che contribuisce a sostenere economicamente il viaggio e a non lasciare indietro nessuno. Nei nove viaggi cui ho preso parte come accompagnatore, mai nessuno è rimasto a casa perché non poteva permettersi di partecipare».

Viaggio in Israele, un’esperienza identitaria che costruisce la classe

Il tradizionale viaggio in Israele per gli studenti delle seconde superiori si è svolto a dicembre dopo due anni di sospensione. Un ricco programma di visite per conoscere il paese, con attività per consolidare il gruppo-classe e forti momenti identitari. La Fondazione Scuola è orgogliosa di avere contribuito a sostenere un’esperienza formativa che rimarrà fra i ricordi più belli dei ragazzi.

Un programma di 14 giorni piuttosto intenso, che ha portato 27 ragazzi delle seconde liceo (più una studentessa di Bologna) a scoprire Israele attraverso i suoi luoghi iconici, ma anche attraverso alcune delle sue realtà più inusuali e lontane dai circuiti turistici, in un’esperienza che ha consolidato i legami e il senso di appartenenza al gruppo-classe.

«Gli obiettivi del viaggio erano proprio questi: da un lato, mostrare ai ragazzi un Israele diverso da quello che vedono di solito quando vanno in vacanza con la famiglia e, dall’altro, sviluppare la socializzazione per rendere il gruppo più unito e coeso» conferma Daniele Cohenca, coordinatore del Dirigente per la scuola media che da nove anni organizza il viaggio nei minimi dettagli, non senza difficoltà e con poco tempo a disposizione, e che ha accompagnato i ragazzi con l’entusiasmo di sempre.

«L’esperienza è stata molto positiva per tutti, grazie anche al nuovo operatore di cui ci siamo serviti quest’anno, Havaià Israelit dell’Agenzia Ebraica, che si è dimostrato molto efficiente e che ha saputo organizzare attività alternative al programma nei giorni di pioggia che ci hanno colto nel sud di Israele».

Le attività a valore aggiunto
Ad accompagnare i ragazzi, oltre a Daniele Cohenca, c’erano i docenti Loris Camaleonti e Sara Toniolo, la guida italo-israeliana Na’ama Campagnano e un madrich di Havaià Israelit che parlava italiano. Il viaggio è cominciato da Gerusalemme, per poi toccare Masada, il Mar Morto ed Ein Gedi, la Galilea e il Golan, Tel Aviv e Yaffo, Mitzpe Ramon e il Negev, sempre cercando di proporre ai ragazzi attività a valore aggiunto.

«Una di queste è stata la giornata di volontariato da Pantry Packers, non profit di Gerusalemme che si occupa di distribuire cibo alle famiglie bisognose», racconta Cohenca. «I nostri ragazzi hanno avuto il compito di preparare le confezioni di legumi: dovevano pesarli, impacchettarli e impilarli sui pallet: nessuno si è tirato indietro, erano tutti molto coinvolti, tanto che la responsabile si è complimentata per il loro ottimo lavoro».

Che sia stata un’attività coinvolgente lo conferma anche David Ortona, uno degli studenti del gruppo: «Mi è piaciuta molto: ognuno di noi aveva un compito da svolgere, e se era in difficoltà gli altri lo aiutavano. Eravamo tutti insieme a fare qualcosa di utile e concreto, e credo sia stata una delle attività che ci ha legato di più».

Fra i momenti a valore aggiunto per i ragazzi, anche l’occasione di fare amicizia con coetanei israeliani, un’altra attività che David ha apprezzato molto: «Abbiamo visitato un centro del Keren Hayesod dove vivevano ragazzi israeliani con cui abbiamo fatto una partita a calcio e poi una festa con merenda e giochi: è stato bello perché abbiamo potuto mescolarci, parlare con loro e conoscerli».

Il legame con Israele e l’appartenenza al gruppo
«Un viaggio così consolida molto il legame con Israele» commenta Josphine Hassan, anche lei parte del gruppo degli studenti. «Ho visto posti dove non ero mai stata, mi è piaciuta molto la giornata a Masada e al Mar Morto, ho trovato molto interessante Yad Vashem, ma in particolare mi ha colpito il venerdì sera che abbiamo trascorso al Muro del Pianto: c’era tantissima gente, abbiamo cantato e ballato in un’atmosfera molto particolare».

Tutte esperienze che hanno costruito una dinamica sociale diversa da quella scolastica di tutti i giorni: «Ho fatto amicizia con compagni con cui magari a scuola non parlo mai» dice Josephine. «Questo viaggio ci ha legato molto fra noi, e credo che al rientro lo sentiremo». Il consolidamento del senso di appartenenza al gruppo si perseguiva anche nell’attività serale con il circle time: «La sera ci riunivamo seduti in cerchio insieme agli insegnanti per parlare della giornata trascorsa e condividere commenti e impressioni» racconta David Ortona. «Uno di noi a turno faceva ascoltare a tutti una canzone e poi parlavamo un po’ di tutto, creando una bella atmosfera. Durante il viaggio per me è stato bello anche scoprire i professori come persone e non solo come insegnanti, e parlare con loro in modo diverso da come succede a scuola».

Un feedback molto positivo
Fra musei, riserve naturali, pedalate in mountain bike nel deserto e incontri con i beduini il tempo è volato. «Per noi insegnanti il viaggio è stato impegnativo» commenta Daniele Cohenca. «Avere la responsabilità di 28 quindicenni lontani 4mila chilometri da casa non è poca cosa. Sono tutti ragazzi con la testa sulle spalle, ma ci sono sempre i comportamenti vivaci, e i richiami all’ordine non sono mancati».

«Per loro è comunque un’esperienza unica», prosegue Cohenca, «perché come classe non ne faranno un’altra così. Il feedback che ne abbiamo avuto è molto positivo, la maggior parte ci ha detto di avere conosciuto un Israele che non pensava esistesse. E questo grazie anche alla Fondazione Scuola, che contribuisce a sostenere economicamente il viaggio e a non lasciare indietro nessuno. Nei nove viaggi cui ho preso parte come accompagnatore, mai nessuno è rimasto a casa perché non poteva permettersi di partecipare».