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Patrimonio della Fondazione: il timone è ben saldo nonostante le turbolenze

Un approccio cauto, da buon padre di famiglia. È questa la filosofia che la Fondazione Scuola adotta nella gestione del proprio patrimonio, il cui reddito, come da Statuto, viene impiegato per contribuire a sostenere le spese della Scuola Ebraica di Milano. E in momenti di turbolenza economico-finanziaria come l’attuale, per preservare il patrimonio e continuare a farlo fruttare occorre tenere ben salda la barra del timone, esercitando prudenza ma tenendosi sempre pronti a cogliere le opportunità del mercato.

Ce ne parla Alberto Kamkhaji, membro di quella Commissione Finanza che ha l’incarico di gestire il patrimonio della fondazione e private banker lui stesso: «Tutte le decisioni riguardo gli investimenti le prendiamo collegialmente, e ci siamo dati alcune linee guida che indirizzano la nostra attività di gestione: un profilo prudente del portafoglio, limitare gli investimenti in alcune tipologie di prodotti finanziari, non acquistare valute estere, diversificare gli investimenti. Questi accorgimenti, benché non possano proteggerci completamente dalla volatilità dei mercati, ci aiutano a ridurre il rischio del portafoglio».

La gestione del patrimonio è diretta: la Commissione, grazie alle competenze dei membri, se ne occupa cioè in prima persona, con il supporto dei consulenti delle banche con cui opera. «Investiamo in fondi di cui conosciamo bene i gestori, talvolta in società singole di cui anche abbiamo una buona conoscenza: il nostro obiettivo è certamente conservare il capitale, ma anche farlo fruttare, perché il senso ultimo dell’investire è avere dei rendimenti che ci servono per la Scuola» spiega Alberto Kamkhaji.

L’ultimo anno è stato certamente burrascoso, e una riduzione di valore c’è stata. «Non siamo però assolutamente preoccupati», commenta Kamkhaji, «sia perché la riduzione è contenuta sia perché sappiamo quello che stiamo facendo: in estate abbiamo chiuso alcune posizioni approfittando dei rialzi di mercato e adesso abbiamo la liquidità per ricominciare, ad esempio, a investire in titoli di stato a breve termine con tassi interessanti». La barca è ben governata, dunque, e i nostri capitani faranno superare alla Fondazione anche questa tempesta.

Patrimonio della Fondazione: il timone è ben saldo nonostante le turbolenze

Un approccio cauto, da buon padre di famiglia. È questa la filosofia che la Fondazione Scuola adotta nella gestione del proprio patrimonio, il cui reddito, come da Statuto, viene impiegato per contribuire a sostenere le spese della Scuola Ebraica di Milano. E in momenti di turbolenza economico-finanziaria come l’attuale, per preservare il patrimonio e continuare a farlo fruttare occorre tenere ben salda la barra del timone, esercitando prudenza ma tenendosi sempre pronti a cogliere le opportunità del mercato.

Ce ne parla Alberto Kamkhaji, membro di quella Commissione Finanza che ha l’incarico di gestire il patrimonio della fondazione e private banker lui stesso: «Tutte le decisioni riguardo gli investimenti le prendiamo collegialmente, e ci siamo dati alcune linee guida che indirizzano la nostra attività di gestione: un profilo prudente del portafoglio, limitare gli investimenti in alcune tipologie di prodotti finanziari, non acquistare valute estere, diversificare gli investimenti. Questi accorgimenti, benché non possano proteggerci completamente dalla volatilità dei mercati, ci aiutano a ridurre il rischio del portafoglio».

La gestione del patrimonio è diretta: la Commissione, grazie alle competenze dei membri, se ne occupa cioè in prima persona, con il supporto dei consulenti delle banche con cui opera. «Investiamo in fondi di cui conosciamo bene i gestori, talvolta in società singole di cui anche abbiamo una buona conoscenza: il nostro obiettivo è certamente conservare il capitale, ma anche farlo fruttare, perché il senso ultimo dell’investire è avere dei rendimenti che ci servono per la Scuola» spiega Alberto Kamkhaji.

L’ultimo anno è stato certamente burrascoso, e una riduzione di valore c’è stata. «Non siamo però assolutamente preoccupati», commenta Kamkhaji, «sia perché la riduzione è contenuta sia perché sappiamo quello che stiamo facendo: in estate abbiamo chiuso alcune posizioni approfittando dei rialzi di mercato e adesso abbiamo la liquidità per ricominciare, ad esempio, a investire in titoli di stato a breve termine con tassi interessanti». La barca è ben governata, dunque, e i nostri capitani faranno superare alla Fondazione anche questa tempesta.