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07.01.2020

TUTTI PRONTI per i prossimi 4 anni

La Fondazione Scuola ha un nuovo Presidente e un nuovo Consiglio. Dal 3 dicembre alla guida dell’ente che da oltre 20 anni ha il compito di raccogliere fondi per la scuola di via Sally Mayer, c’è Marco Grego

Nominato per acclamazione proprio dal nuovo Consiglio della Fondazione, rinnovato qualche giorno prima, Marco Grego subentra a Karen Nahum giunta al termine del proprio mandato di quattro anni.
Il nuovo Consiglio racchiude professionalità con già una considerevole esperienza in Fondazione come Dodi Hasbani, Piergiorgio Segre, Michel Cohen, Simone Sinai, Guido Jarach e Dalia Gubbay e vede quattro nuove entrate: Antonella Jarach, che a dire il vero collabora sin dagli inizi con la Fondazione Scuola e continua a farlo tornando a essere consigliera, Serena Vaturi, Project Manager di un importante gruppo finanziario, Raffaella Passigli, fiorentina di nascita e pasticcera milanese da molti anni, Alberto Kamkhaji, esperto di finanza e Michael Meghnagi, imprenditore immobiliare.

La maggior parte dei Consiglieri ha cominciato gli studi proprio alla Scuola Ebraica e ha figli e nipoti che la frequentano. Per Grego non si tratta di un’esperienza nuova perché aveva già ricoperto la carica di Presidente della Fondazione dal 2011 al 2015 sedendo poi nell’ultimo Consiglio come responsabile in particolare degli aspetti finanziari e dei progetti di ristrutturazione.
Ci ha raccontato così la sua esperienza e le prossime tappe con la Fondazione.

Lei ha con la Fondazione un lungo rapporto. Come si è sviluppato nel tempo?
Posso dire di aver avuto la fortuna di partecipare attivamente all’evoluzione della Fondazione. Un anno cruciale è stato il 2011: fino ad allora la Fondazione gestiva il capitale versato dai Fondatori con rendimenti ancora soddisfacenti, poi la riduzione dei tassi ha reso necessario investire risorse per iniziare un’attività più marcata di fundraising. Questo ha significato anche rendere sempre più precisa e tracciabile la destinazione dei fondi per dare fiducia ai donatori, un obbiettivo realizzato grazie anche allo sviluppo dell’attività di comunicazione e a tanti eventi. Questo mi porta a una riflessione che ho avuto modo di esprimere anche nella prima seduta di Consiglio: la Fondazione non chiede semplicemente denaro per la Scuola, deve conquistare la fiducia del Donatore perché questo desideri dare il suo contributo spontaneamente per sostenere e garantire un futuro ai nostri figli e a questa Comunità.

Come pensa di impostare il lavoro della Fondazione nel prossimo mandato da Presidente?
Intanto non lavorerò da solo: questo Consiglio è formato da un gruppo estremamente eterogeneo e molto determinato. C’è uno straordinario mix di consiglieri nuovi e giovani che garantirà la continuità del lavoro svolto fin ad oggi. Uno degli scopi che mi prefiggo è proprio quello di aumentare la partecipazione dei giovani, magari con figli in età scolare, all’attività della Fondazione. Credo inoltre che sia necessario un ottimo coordinamento delle risorse per sviluppare l’attività di raccolta fondi e vorrei delegare molto del lavoro alle singole Commissioni che stanno per essere create e che saranno coordinate dal Consiglio, unico organo deliberante della Fondazione.

Come si inserisce il percorso che ha fatto con la Fondazione nella sua storia personale di imprenditore?
Da ingegnere ho una visione piuttosto pragmatica del lavoro che deve svolgere la Fondazione Scuola. La concretezza, la trasparenza assoluta e la pacatezza dei toni fanno parte del messaggio che ho voluto dare fin dalla prima seduta di Consiglio. La garanzia della solidità della nostra Istituzione e la certezza della destinazione delle Donazioni sono i due nostri asset principali. Nella mia attività assicurare una qualità certificata del servizio è il modo migliore per favorirne lo sviluppo: in una scuola questo significa garantire la qualità dell’insegnamento e la certezza della formazione dei nostri ragazzi.

Qual è il progetto della Fondazione a cui si sente più vicino sul piano emotivo e personale?
“Raccogliere fondi” rimane sempre il vero “progetto” della Fondazione. Tutto ciò che creiamo deve essere sempre in funzione di finanziare le esigenze della scuola. Ma tra tutti gli impegni vorrei ricordare quello meno conosciuto, ma forse il più importante: il sostegno per gli alunni con difficoltà o disabilità, per assicurare loro ogni supporto in tutto il percorso scolastico.

Di cosa pensa che abbia più bisogno la Scuola Ebraica in questo momento?
Credo si debba garantire alla nostra Scuola l’attenzione che merita. Il recente successo nelle classifiche tra le scuole milanesi e lombarde ne è una chiara prova. Avere una media dei voti al primo anno di università pari a 29,13/30 dimostra la qualità della formazione dei nostri ragazzi. È una scuola che forma eccellenze, non dobbiamo nasconderlo ma al contrario vantarcene, senza mai perdere l’obiettivo di migliorare ancora.

A proposito di eccellenze: chi candiderà al premio Alumni?
È stato davvero difficile fare una scelta: conosco tantissimi ex alunni meritevoli di ricevere il premio, uomini e donne che si sono distinti in mille campi diversi: nella finanza, nella scienza, nelle arti come nell’imprenditoria. Non mi sembra giusto rivelare qui la scelta che ho trasmesso al comitato, ma posso assicurare che è stata davvero molto ponderata.
07.01.2020

TUTTI PRONTI per i prossimi 4 anni

La Fondazione Scuola ha un nuovo Presidente e un nuovo Consiglio. Dal 3 dicembre alla guida dell’ente che da oltre 20 anni ha il compito di raccogliere fondi per la scuola di via Sally Mayer, c’è Marco Grego

Nominato per acclamazione proprio dal nuovo Consiglio della Fondazione, rinnovato qualche giorno prima, Marco Grego subentra a Karen Nahum giunta al termine del proprio mandato di quattro anni.
Il nuovo Consiglio racchiude professionalità con già una considerevole esperienza in Fondazione come Dodi Hasbani, Piergiorgio Segre, Michel Cohen, Simone Sinai, Guido Jarach e Dalia Gubbay e vede quattro nuove entrate: Antonella Jarach, che a dire il vero collabora sin dagli inizi con la Fondazione Scuola e continua a farlo tornando a essere consigliera, Serena Vaturi, Project Manager di un importante gruppo finanziario, Raffaella Passigli, fiorentina di nascita e pasticcera milanese da molti anni, Alberto Kamkhaji, esperto di finanza e Michael Meghnagi, imprenditore immobiliare.

La maggior parte dei Consiglieri ha cominciato gli studi proprio alla Scuola Ebraica e ha figli e nipoti che la frequentano. Per Grego non si tratta di un’esperienza nuova perché aveva già ricoperto la carica di Presidente della Fondazione dal 2011 al 2015 sedendo poi nell’ultimo Consiglio come responsabile in particolare degli aspetti finanziari e dei progetti di ristrutturazione.
Ci ha raccontato così la sua esperienza e le prossime tappe con la Fondazione.

Lei ha con la Fondazione un lungo rapporto. Come si è sviluppato nel tempo?
Posso dire di aver avuto la fortuna di partecipare attivamente all’evoluzione della Fondazione. Un anno cruciale è stato il 2011: fino ad allora la Fondazione gestiva il capitale versato dai Fondatori con rendimenti ancora soddisfacenti, poi la riduzione dei tassi ha reso necessario investire risorse per iniziare un’attività più marcata di fundraising. Questo ha significato anche rendere sempre più precisa e tracciabile la destinazione dei fondi per dare fiducia ai donatori, un obbiettivo realizzato grazie anche allo sviluppo dell’attività di comunicazione e a tanti eventi. Questo mi porta a una riflessione che ho avuto modo di esprimere anche nella prima seduta di Consiglio: la Fondazione non chiede semplicemente denaro per la Scuola, deve conquistare la fiducia del Donatore perché questo desideri dare il suo contributo spontaneamente per sostenere e garantire un futuro ai nostri figli e a questa Comunità.

Come pensa di impostare il lavoro della Fondazione nel prossimo mandato da Presidente?
Intanto non lavorerò da solo: questo Consiglio è formato da un gruppo estremamente eterogeneo e molto determinato. C’è uno straordinario mix di consiglieri nuovi e giovani che garantirà la continuità del lavoro svolto fin ad oggi. Uno degli scopi che mi prefiggo è proprio quello di aumentare la partecipazione dei giovani, magari con figli in età scolare, all’attività della Fondazione. Credo inoltre che sia necessario un ottimo coordinamento delle risorse per sviluppare l’attività di raccolta fondi e vorrei delegare molto del lavoro alle singole Commissioni che stanno per essere create e che saranno coordinate dal Consiglio, unico organo deliberante della Fondazione.

Come si inserisce il percorso che ha fatto con la Fondazione nella sua storia personale di imprenditore?
Da ingegnere ho una visione piuttosto pragmatica del lavoro che deve svolgere la Fondazione Scuola. La concretezza, la trasparenza assoluta e la pacatezza dei toni fanno parte del messaggio che ho voluto dare fin dalla prima seduta di Consiglio. La garanzia della solidità della nostra Istituzione e la certezza della destinazione delle Donazioni sono i due nostri asset principali. Nella mia attività assicurare una qualità certificata del servizio è il modo migliore per favorirne lo sviluppo: in una scuola questo significa garantire la qualità dell’insegnamento e la certezza della formazione dei nostri ragazzi.

Qual è il progetto della Fondazione a cui si sente più vicino sul piano emotivo e personale?
“Raccogliere fondi” rimane sempre il vero “progetto” della Fondazione. Tutto ciò che creiamo deve essere sempre in funzione di finanziare le esigenze della scuola. Ma tra tutti gli impegni vorrei ricordare quello meno conosciuto, ma forse il più importante: il sostegno per gli alunni con difficoltà o disabilità, per assicurare loro ogni supporto in tutto il percorso scolastico.

Di cosa pensa che abbia più bisogno la Scuola Ebraica in questo momento?
Credo si debba garantire alla nostra Scuola l’attenzione che merita. Il recente successo nelle classifiche tra le scuole milanesi e lombarde ne è una chiara prova. Avere una media dei voti al primo anno di università pari a 29,13/30 dimostra la qualità della formazione dei nostri ragazzi. È una scuola che forma eccellenze, non dobbiamo nasconderlo ma al contrario vantarcene, senza mai perdere l’obiettivo di migliorare ancora.

A proposito di eccellenze: chi candiderà al premio Alumni?
È stato davvero difficile fare una scelta: conosco tantissimi ex alunni meritevoli di ricevere il premio, uomini e donne che si sono distinti in mille campi diversi: nella finanza, nella scienza, nelle arti come nell’imprenditoria. Non mi sembra giusto rivelare qui la scelta che ho trasmesso al comitato, ma posso assicurare che è stata davvero molto ponderata.