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I RESPECT: è arrivato il momento della restituzione
Dopo ogni progetto speciale svolto alla Scuola Ebraica arriva sempre il momento della “restituzione”: un incontro per raccontare ai genitori quanto il lavoro compiuto tra queste mura sia servito ai loro ragazzi. Questa volta era più che mai fondamentale capire quali fossero i risultati, perché la “restituzione” riguardava un'iniziativa davvero importante per la loro crescita come persone.
Il titolo, del resto, è già indicativo: “I RESPECT”, si chiama così il corso che Gabrielle Fellus, insegnante della tecnica di difesa Krav Maga ha portato alla Scuola Ebraica di Milano. Un progetto contro il bullismo avviato grazie alla generosità di Dalia Gubbay che ha raccolto i fondi destinati a far partire l’iniziativa, invitando i suoi amici a donare alla Fondazione Scuola in occasione del suo compleanno.
Sarebbe però sbagliato pensare che un corso di un'insegnante esperta di autodifesa sia stato improntato a difendersi fisicamente dai bulli. Alla fine il lavoro compiuto davvero è quello fatto sull'autostima. È per questo che il progetto è riconosciuto dal MIUR e ha accumulato seri riscontri scientifici. L’incontro con cui Gabrielle Fellus ha raccontato quello che è avvenuto durante il corso è stato per i genitori interessante e chiarificatore. Il progetto è stato suddiviso due momenti con percorsi diversi a seconda dell’età, ma alla base di I Respect c'è sempre il lavorare sulla quotidianità dei ragazzi, per coglierne i disagi e aiutarli ad affrontare situazioni spiacevoli. Lavorare tutti insieme permette di aiutarli se sono troppo “chiusi” o troppo “estroversi”, perché spesso è proprio la sofferenza a causare incapacità di comunicare e ogni problema ha bisogno di un aiuto collettivo per emergere.
Gabrielle ha lavorato attraverso due workshop per classe, individuando le cause dei loro malesseri che spesso hanno origini verbali, come le derisioni. Insieme hanno affrontato momenti di disagio, ma sono anche gradualmente cambiati, sempre più aperti e disponibili a lavorare insieme. Molti hanno ritrovato la capacità di esprimere il loro problema, ma soprattutto la forza di provare poi a risolverlo.
Gabrielle ha raccontato che alcuni di loro hanno pianto, hanno ammesso di sentirsi isolati e in certi casi questa esclusione è stata confermata dai compagni. Questo ha dimostrato loro concretamente l’importanza della denuncia e il pericolo dell’omertà che può esistere in un gruppo. Tra le principali ansie sono emerse ovviamente le prestazioni scolastiche, ma anche quelle relative a sentirsi inadeguati nell’abbigliamento, nella socialità, nella famiglia dove spesso la loro richiesta è di avere un maggiore spazio fisico.
Il lavoro di Gabrielle è partito da qui, per costruire o ricostruire la loro autostima, ma anche per trasformare i casi di leadership negativa in positiva. In una classe che lavora insieme, infatti, non esistono né bulli né bullizzati.
La scuola deve essere un’opportunità per crescere meglio nel mondo multiculturale che ci circonda, senza che i ragazzi debbano mai sentire il peso dei pregiudizi, né esercitarlo. E questo, come ha fatto notare l’esperta, vale ancora di più in una scuola atipica come quella ebraica, con intrecci relazionali e culturali importanti.
La collaborazione con la scuola è ormai avviata e il contatto diretto con i ragazzi e i genitori evidenzia il desiderio di proseguire questo percorso. Per il prossimo anno scolastico Gabrielle propone un workshop chiamato I RESPECT REMIND per continuare a lavorare con le classi, affrontando le diverse problematiche che sono emerse e dando seguito al confronto con ragazzi, genitori e insegnanti.
Dopo ogni progetto speciale svolto alla Scuola Ebraica arriva sempre il momento della “restituzione”: un incontro per raccontare ai genitori quanto il lavoro compiuto tra queste mura sia servito ai loro ragazzi. Questa volta era più che mai fondamentale capire quali fossero i risultati, perché la “restituzione” riguardava un'iniziativa davvero importante per la loro crescita come persone.
Il titolo, del resto, è già indicativo: “I RESPECT”, si chiama così il corso che Gabrielle Fellus, insegnante della tecnica di difesa Krav Maga ha portato alla Scuola Ebraica di Milano. Un progetto contro il bullismo avviato grazie alla generosità di Dalia Gubbay che ha raccolto i fondi destinati a far partire l’iniziativa, invitando i suoi amici a donare alla Fondazione Scuola in occasione del suo compleanno.
Sarebbe però sbagliato pensare che un corso di un'insegnante esperta di autodifesa sia stato improntato a difendersi fisicamente dai bulli. Alla fine il lavoro compiuto davvero è quello fatto sull'autostima. È per questo che il progetto è riconosciuto dal MIUR e ha accumulato seri riscontri scientifici. L’incontro con cui Gabrielle Fellus ha raccontato quello che è avvenuto durante il corso è stato per i genitori interessante e chiarificatore. Il progetto è stato suddiviso due momenti con percorsi diversi a seconda dell’età, ma alla base di I Respect c'è sempre il lavorare sulla quotidianità dei ragazzi, per coglierne i disagi e aiutarli ad affrontare situazioni spiacevoli. Lavorare tutti insieme permette di aiutarli se sono troppo “chiusi” o troppo “estroversi”, perché spesso è proprio la sofferenza a causare incapacità di comunicare e ogni problema ha bisogno di un aiuto collettivo per emergere.
Gabrielle ha lavorato attraverso due workshop per classe, individuando le cause dei loro malesseri che spesso hanno origini verbali, come le derisioni. Insieme hanno affrontato momenti di disagio, ma sono anche gradualmente cambiati, sempre più aperti e disponibili a lavorare insieme. Molti hanno ritrovato la capacità di esprimere il loro problema, ma soprattutto la forza di provare poi a risolverlo.
Gabrielle ha raccontato che alcuni di loro hanno pianto, hanno ammesso di sentirsi isolati e in certi casi questa esclusione è stata confermata dai compagni. Questo ha dimostrato loro concretamente l’importanza della denuncia e il pericolo dell’omertà che può esistere in un gruppo. Tra le principali ansie sono emerse ovviamente le prestazioni scolastiche, ma anche quelle relative a sentirsi inadeguati nell’abbigliamento, nella socialità, nella famiglia dove spesso la loro richiesta è di avere un maggiore spazio fisico.
Il lavoro di Gabrielle è partito da qui, per costruire o ricostruire la loro autostima, ma anche per trasformare i casi di leadership negativa in positiva. In una classe che lavora insieme, infatti, non esistono né bulli né bullizzati.
La scuola deve essere un’opportunità per crescere meglio nel mondo multiculturale che ci circonda, senza che i ragazzi debbano mai sentire il peso dei pregiudizi, né esercitarlo. E questo, come ha fatto notare l’esperta, vale ancora di più in una scuola atipica come quella ebraica, con intrecci relazionali e culturali importanti.
La collaborazione con la scuola è ormai avviata e il contatto diretto con i ragazzi e i genitori evidenzia il desiderio di proseguire questo percorso. Per il prossimo anno scolastico Gabrielle propone un workshop chiamato I RESPECT REMIND per continuare a lavorare con le classi, affrontando le diverse problematiche che sono emerse e dando seguito al confronto con ragazzi, genitori e insegnanti.
I RESPECT: è arrivato il momento della restituzione
Dopo ogni progetto speciale svolto alla Scuola Ebraica arriva sempre il momento della “restituzione”: un incontro per raccontare ai genitori quanto il lavoro compiuto tra queste mura sia servito ai loro ragazzi. Questa volta era più che mai fondamentale capire quali fossero i risultati, perché la “restituzione” riguardava un'iniziativa davvero importante per la loro crescita come persone.
Il titolo, del resto, è già indicativo: “I RESPECT”, si chiama così il corso che Gabrielle Fellus, insegnante della tecnica di difesa Krav Maga ha portato alla Scuola Ebraica di Milano. Un progetto contro il bullismo avviato grazie alla generosità di Dalia Gubbay che ha raccolto i fondi destinati a far partire l’iniziativa, invitando i suoi amici a donare alla Fondazione Scuola in occasione del suo compleanno.
Sarebbe però sbagliato pensare che un corso di un'insegnante esperta di autodifesa sia stato improntato a difendersi fisicamente dai bulli. Alla fine il lavoro compiuto davvero è quello fatto sull'autostima. È per questo che il progetto è riconosciuto dal MIUR e ha accumulato seri riscontri scientifici. L’incontro con cui Gabrielle Fellus ha raccontato quello che è avvenuto durante il corso è stato per i genitori interessante e chiarificatore. Il progetto è stato suddiviso due momenti con percorsi diversi a seconda dell’età, ma alla base di I Respect c'è sempre il lavorare sulla quotidianità dei ragazzi, per coglierne i disagi e aiutarli ad affrontare situazioni spiacevoli. Lavorare tutti insieme permette di aiutarli se sono troppo “chiusi” o troppo “estroversi”, perché spesso è proprio la sofferenza a causare incapacità di comunicare e ogni problema ha bisogno di un aiuto collettivo per emergere.
Gabrielle ha lavorato attraverso due workshop per classe, individuando le cause dei loro malesseri che spesso hanno origini verbali, come le derisioni. Insieme hanno affrontato momenti di disagio, ma sono anche gradualmente cambiati, sempre più aperti e disponibili a lavorare insieme. Molti hanno ritrovato la capacità di esprimere il loro problema, ma soprattutto la forza di provare poi a risolverlo.
Gabrielle ha raccontato che alcuni di loro hanno pianto, hanno ammesso di sentirsi isolati e in certi casi questa esclusione è stata confermata dai compagni. Questo ha dimostrato loro concretamente l’importanza della denuncia e il pericolo dell’omertà che può esistere in un gruppo. Tra le principali ansie sono emerse ovviamente le prestazioni scolastiche, ma anche quelle relative a sentirsi inadeguati nell’abbigliamento, nella socialità, nella famiglia dove spesso la loro richiesta è di avere un maggiore spazio fisico.
Il lavoro di Gabrielle è partito da qui, per costruire o ricostruire la loro autostima, ma anche per trasformare i casi di leadership negativa in positiva. In una classe che lavora insieme, infatti, non esistono né bulli né bullizzati.
La scuola deve essere un’opportunità per crescere meglio nel mondo multiculturale che ci circonda, senza che i ragazzi debbano mai sentire il peso dei pregiudizi, né esercitarlo. E questo, come ha fatto notare l’esperta, vale ancora di più in una scuola atipica come quella ebraica, con intrecci relazionali e culturali importanti.
La collaborazione con la scuola è ormai avviata e il contatto diretto con i ragazzi e i genitori evidenzia il desiderio di proseguire questo percorso. Per il prossimo anno scolastico Gabrielle propone un workshop chiamato I RESPECT REMIND per continuare a lavorare con le classi, affrontando le diverse problematiche che sono emerse e dando seguito al confronto con ragazzi, genitori e insegnanti.
Dopo ogni progetto speciale svolto alla Scuola Ebraica arriva sempre il momento della “restituzione”: un incontro per raccontare ai genitori quanto il lavoro compiuto tra queste mura sia servito ai loro ragazzi. Questa volta era più che mai fondamentale capire quali fossero i risultati, perché la “restituzione” riguardava un'iniziativa davvero importante per la loro crescita come persone.
Il titolo, del resto, è già indicativo: “I RESPECT”, si chiama così il corso che Gabrielle Fellus, insegnante della tecnica di difesa Krav Maga ha portato alla Scuola Ebraica di Milano. Un progetto contro il bullismo avviato grazie alla generosità di Dalia Gubbay che ha raccolto i fondi destinati a far partire l’iniziativa, invitando i suoi amici a donare alla Fondazione Scuola in occasione del suo compleanno.
Sarebbe però sbagliato pensare che un corso di un'insegnante esperta di autodifesa sia stato improntato a difendersi fisicamente dai bulli. Alla fine il lavoro compiuto davvero è quello fatto sull'autostima. È per questo che il progetto è riconosciuto dal MIUR e ha accumulato seri riscontri scientifici. L’incontro con cui Gabrielle Fellus ha raccontato quello che è avvenuto durante il corso è stato per i genitori interessante e chiarificatore. Il progetto è stato suddiviso due momenti con percorsi diversi a seconda dell’età, ma alla base di I Respect c'è sempre il lavorare sulla quotidianità dei ragazzi, per coglierne i disagi e aiutarli ad affrontare situazioni spiacevoli. Lavorare tutti insieme permette di aiutarli se sono troppo “chiusi” o troppo “estroversi”, perché spesso è proprio la sofferenza a causare incapacità di comunicare e ogni problema ha bisogno di un aiuto collettivo per emergere.
Gabrielle ha lavorato attraverso due workshop per classe, individuando le cause dei loro malesseri che spesso hanno origini verbali, come le derisioni. Insieme hanno affrontato momenti di disagio, ma sono anche gradualmente cambiati, sempre più aperti e disponibili a lavorare insieme. Molti hanno ritrovato la capacità di esprimere il loro problema, ma soprattutto la forza di provare poi a risolverlo.
Gabrielle ha raccontato che alcuni di loro hanno pianto, hanno ammesso di sentirsi isolati e in certi casi questa esclusione è stata confermata dai compagni. Questo ha dimostrato loro concretamente l’importanza della denuncia e il pericolo dell’omertà che può esistere in un gruppo. Tra le principali ansie sono emerse ovviamente le prestazioni scolastiche, ma anche quelle relative a sentirsi inadeguati nell’abbigliamento, nella socialità, nella famiglia dove spesso la loro richiesta è di avere un maggiore spazio fisico.
Il lavoro di Gabrielle è partito da qui, per costruire o ricostruire la loro autostima, ma anche per trasformare i casi di leadership negativa in positiva. In una classe che lavora insieme, infatti, non esistono né bulli né bullizzati.
La scuola deve essere un’opportunità per crescere meglio nel mondo multiculturale che ci circonda, senza che i ragazzi debbano mai sentire il peso dei pregiudizi, né esercitarlo. E questo, come ha fatto notare l’esperta, vale ancora di più in una scuola atipica come quella ebraica, con intrecci relazionali e culturali importanti.
La collaborazione con la scuola è ormai avviata e il contatto diretto con i ragazzi e i genitori evidenzia il desiderio di proseguire questo percorso. Per il prossimo anno scolastico Gabrielle propone un workshop chiamato I RESPECT REMIND per continuare a lavorare con le classi, affrontando le diverse problematiche che sono emerse e dando seguito al confronto con ragazzi, genitori e insegnanti.