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Claudia Bagnarelli: divertirsi a scuola

Dopo quasi 30 anni alla scuola ebraica Claudia Bagnarelli va in pensione e confessa che il vero segreto per lavorare bene a scuola è divertirsi, anche dirigendola...

Claudia Bagnarelli da 26 anni morà e da 16 coordinatrice didattica delle primarie della Scuola Ebraica di Milano va in meritata pensione. L’occasione ideale per un bilancio della sua attività vissuta all’insegna dell’impegno, ma anche per parlare di una professione che ha amato e ama moltissimo. Tanto che non ci dovremo stupire nell’incontrarla ancora tra le aule di via Sally Mayer.

Si ricorda come sono stati i sui “primi giorni” alla Scuola Ebraica come docente e come preside?
Mi ricordo che ero emozionata, era la scuola delle mie figlie, ma la vedevo anche come un’opportunità straordinaria. Quando sono arrivata a essere coordinatrice la scuola stava cambiando molto: si parlava di digitale, di lavagne Lim, di informatizzazione. C’era da fare tanto e personalmente avevo molte idee per rinnovare l’istituto. Per fortuna ho trovato da subito anche un’ottima collaboratrice come la morà Mirella Camerino z”l che ha reso tutto più facile.

Cosa è cambiato da allora? Come si è evoluta la scuola, non solo nelle strutture ma anche nel rapporto tra genitori, alunni e insegnanti?
Direi che oggi c’è più consapevolezza del ruolo che hanno le primarie nella formazione e nel preparare gli allievi al percorso successivo. Anzi, ormai le elementari sono lo “zoccolo duro” del percorso scolastico e le famiglie sono consapevoli che nel nostro istituto hanno a disposizione una struttura di eccellenza fin dalle prime classi.

Il suo ruolo di coordinatrice e la Fondazione Scuola: come si è sviluppato il rapporto in questi anni?
Si è evoluto in una collaborazione sempre più fitta grazie anche a persone che hanno impostato un proficuo scambio di idee. Penso a Marco Grego, ad Antonella Jarach, a Cecilia Benatoff, alla loro responsabile comunicazione Nelly Weissy e a molti altri.

C’è un programma o un progetto realizzato attraverso la Fondazione di cui è particolarmente fiera?
Ho ricordo di una delle prime cene di gala in cui abbiamo presentato il programma di sostegno agli allievi in difficoltà. Abbiamo espresso quali erano le loro necessità e cosa serviva e trovato molto interesse. Ma ricordo in quell’occasione di aver portato all’attenzione il caso emblematico di un bambino che senza quel tipo di sostegno non avrebbe potuto accedere a un’istruzione. Quel momento ha contribuito a farci rendere conto che con la volontà e con i progetti adeguati, nessuno sarebbe più dovuto rimanere indietro.

Tanti allievi e tanti ricordi c’è qualche aneddoto che vuole raccontarci che esemplifica l’importanza del lavoro fatto nelle scuole primaria di via Sally Mayer? Ne ricordo uno in particolare: era un ex allievo che era andato a studiare matematica a New York, non lo vedevo da tantissimo tempo. Mi incontra per strada, mi prende la mano e la mette sul suo cuore e mi dice “I miei studi li devo a te morà” E’ stato emozionante mi ha fatto capire che rimaniamo sempre una vera comunità.

Sappiamo che anche se andrà ufficialmente in pensione di certo non smetterà il suo impegno per la Scuola. Può parlarci dei suoi progetti futuri?
Vado in pensione perché credo sia giusto dare spazio a una nuova generazione, ma continuo ad amare questo lavoro. Tanto che nei miei progetti futuri c’è comunque la volontà di rimanere vicino alla scuola, magari dedicando un po’ di tempo al nido, una realtà che ho visto crescere e che è diventata sempre più importante in questi anni.

Un consiglio per il suo successore?
So di lasciare la scuola in buone mani, ma auguro sostanzialmente di divertirsi come mi sono divertita io, sia come morà sia come direttrice e di riuscire sempre a mettere insieme tutto, tenendo conto quello che un giorno mi disse Paola Sereni z”l: “Non ti illudere, non piacerai mai a tutti, ma augurati di piacere a molti”. Ecco, io spero di esserci riuscita.
Claudia Bagnarelli: divertirsi a scuola

Dopo quasi 30 anni alla scuola ebraica Claudia Bagnarelli va in pensione e confessa che il vero segreto per lavorare bene a scuola è divertirsi, anche dirigendola...

Claudia Bagnarelli da 26 anni morà e da 16 coordinatrice didattica delle primarie della Scuola Ebraica di Milano va in meritata pensione. L’occasione ideale per un bilancio della sua attività vissuta all’insegna dell’impegno, ma anche per parlare di una professione che ha amato e ama moltissimo. Tanto che non ci dovremo stupire nell’incontrarla ancora tra le aule di via Sally Mayer.

Si ricorda come sono stati i sui “primi giorni” alla Scuola Ebraica come docente e come preside?
Mi ricordo che ero emozionata, era la scuola delle mie figlie, ma la vedevo anche come un’opportunità straordinaria. Quando sono arrivata a essere coordinatrice la scuola stava cambiando molto: si parlava di digitale, di lavagne Lim, di informatizzazione. C’era da fare tanto e personalmente avevo molte idee per rinnovare l’istituto. Per fortuna ho trovato da subito anche un’ottima collaboratrice come la morà Mirella Camerino z”l che ha reso tutto più facile.

Cosa è cambiato da allora? Come si è evoluta la scuola, non solo nelle strutture ma anche nel rapporto tra genitori, alunni e insegnanti?
Direi che oggi c’è più consapevolezza del ruolo che hanno le primarie nella formazione e nel preparare gli allievi al percorso successivo. Anzi, ormai le elementari sono lo “zoccolo duro” del percorso scolastico e le famiglie sono consapevoli che nel nostro istituto hanno a disposizione una struttura di eccellenza fin dalle prime classi.

Il suo ruolo di coordinatrice e la Fondazione Scuola: come si è sviluppato il rapporto in questi anni?
Si è evoluto in una collaborazione sempre più fitta grazie anche a persone che hanno impostato un proficuo scambio di idee. Penso a Marco Grego, ad Antonella Jarach, a Cecilia Benatoff, alla loro responsabile comunicazione Nelly Weissy e a molti altri.

C’è un programma o un progetto realizzato attraverso la Fondazione di cui è particolarmente fiera?
Ho ricordo di una delle prime cene di gala in cui abbiamo presentato il programma di sostegno agli allievi in difficoltà. Abbiamo espresso quali erano le loro necessità e cosa serviva e trovato molto interesse. Ma ricordo in quell’occasione di aver portato all’attenzione il caso emblematico di un bambino che senza quel tipo di sostegno non avrebbe potuto accedere a un’istruzione. Quel momento ha contribuito a farci rendere conto che con la volontà e con i progetti adeguati, nessuno sarebbe più dovuto rimanere indietro.

Tanti allievi e tanti ricordi c’è qualche aneddoto che vuole raccontarci che esemplifica l’importanza del lavoro fatto nelle scuole primaria di via Sally Mayer? Ne ricordo uno in particolare: era un ex allievo che era andato a studiare matematica a New York, non lo vedevo da tantissimo tempo. Mi incontra per strada, mi prende la mano e la mette sul suo cuore e mi dice “I miei studi li devo a te morà” E’ stato emozionante mi ha fatto capire che rimaniamo sempre una vera comunità.

Sappiamo che anche se andrà ufficialmente in pensione di certo non smetterà il suo impegno per la Scuola. Può parlarci dei suoi progetti futuri?
Vado in pensione perché credo sia giusto dare spazio a una nuova generazione, ma continuo ad amare questo lavoro. Tanto che nei miei progetti futuri c’è comunque la volontà di rimanere vicino alla scuola, magari dedicando un po’ di tempo al nido, una realtà che ho visto crescere e che è diventata sempre più importante in questi anni.

Un consiglio per il suo successore?
So di lasciare la scuola in buone mani, ma auguro sostanzialmente di divertirsi come mi sono divertita io, sia come morà sia come direttrice e di riuscire sempre a mettere insieme tutto, tenendo conto quello che un giorno mi disse Paola Sereni z”l: “Non ti illudere, non piacerai mai a tutti, ma augurati di piacere a molti”. Ecco, io spero di esserci riuscita.